Il dominio romano nei territori del Liguri - Apuani
Tra il III ed il II secolo a.C. i Romani iniziarono ad occupare il territorio dell'Italia Settentrionale e Roma diede un'impronta sociale e culturale sulle terre occupate fondando delle
coloniae.
Agricoltori romani furono inviati sui territori occupati, vennero costruite strade, ponti, acquedotti, città, avvenne la cosiddetta "romanizzazione", con la quale il potere romano iniziò un processo di cambiamenti sociali, culturali e politici che venne imposto con accordi oppure con la forza e quest'ultimo caso si realizzò con i fieri Liguri - Apuani che opposero forte resistenza, attraverso sanguinose battaglie ed imboscate nei luoghi impervi.
Secondo
Tito Livio nel 180 a.C. per porre fine alla resistenza dei Liguri - Apuani, i Romani dovettero ricorrere alla deportazione in massa di 40.000 Apuani nel Sannio ma questo numero eccessivo per l'aspro territorio apuano sembra derivare da un errore di trascrizione
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34. Marando, Marco. 2006. Sui sentieri delle Alpi Apuane per riscoprire il cammino dell'uomo. Pontedera, Bandecchi e Vivaldi, p.44
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La colonia di Luna
Roma inviò 2.000 coloni romani iscritti alla tribù
Galeria (35)
35. Paribeni, Emanuela (a cura di). 2002. Carrara e le vie del marmo. La Spezia, Agorà Edizioni, p. 14
e fondò nel 177 a.C. la colonia di Luna, su una sporgenza naturale della costa, iniziando un'opera di bonifica nella costa compresa tra il fiume Magra e il fiume Carrione dove già esisteva il
Portus Lunae (36)
36. Dolci, Enrico. 1980. Carrara cave antiche. Viareggio, Tipo - Lito Mario Pezzini, p. 30
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Ai coloni furono assegnati cinquanta iugeri e mezzo delle terre prese ai Liguri, che vennero utilizzate per attività agricole come la viticultura, l'allevamento del bestiame; inoltre si dedicarono anche alle attività estrattive e commerciali ed esportarono materie prime come il legname, i prodotti agricoli e il marmo attraverso il porto
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37. Atti della giornata di studi Massa 5 maggio 1996. 1997. La via Francigena. Modena, Tipo - Litografia Dini s.n.c., pp. 63 - 64
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Nel 114 a.C. una base di marmo bianco del Polvaccio, sito di escavazione nel bacino marmifero di Torano, fu dedicata dai coloni a M. Marcello vincitore dei Liguri nel 155 a.C.
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38. Klapish - Zuber, Christiane. 1973. Les maitres du marbre (Carrare 1300 - 1600). Paris, Ecole Pratique des Hautes Etudes, p. 65
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I reperti archeologici ed i resti di Luna, oggi Luni, ci dimostrano l'importanza che ebbe questa colonia ricca di importanti edifici pubblici, di magazzini del grano, il foro, un anfiteatro, nella quale risiedevano i dirigenti.
Nel primo secolo a.C. Luna ebbe un ulteriore sviluppo quando nel territorio montano vennero aperte cave marmifere e molte testimonianze dimostrano che i Romani estraevano marmi nella zona di Carrara
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39. Paribeni, Emanuela (a cura di). 2002. Carrara e le vie del marmo. La Spezia, Agorà Edizioni, pp. 36 - 37
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L'escavazione nelle cave lunensi
Le prime notizie sulle cave lunensi ci sono fornite da
Strabone che ci dà una descrizione precisa delle montagne dietro Luna e ne mette in evidenzia l'abbondanza di materiale e le qualità "bianco" e "azzurro variegato" riferendosi senz'altro con questo termine al Bardiglio Nuvolato.
È uso comune far risalire l'inizio dell'età estrattiva e la commercializzazione del materiale da parte di Roma intorno al 50 a.C. poiché abbiamo
Plinio il Vecchio che indirettamente, in un suo brano fa riferimento ad una lussuosa villa fatta costruire sul Celio a Roma nel 48 a.C. da Mamurra
"praefectus fabrum" di Cesare in Gallia, in cui vi erano grandi colonne di marmo lunense
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40. Dolci, Enrico. 1980. Carrara cave antiche. Viareggio, Tipo - Lito Mario Pezzini, p. 33
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Questo termine oggi è utilizzato solo in senso storico per indicare i marmi estratti all'epoca romana nelle cave di Carrara; dal Medioevo invece i marmi saranno conosciuti come "marmi di Carrara" usando il plurale per indicare le diverse qualità del marmo scavate degli inesauribili bacini carraresi
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41. Bartelletti Antonio e Paribeni Emanuela (a cura di)2004. Ante et Post Lunam. Splendore e ricchezza dei marmi apuani. I - l'evo antico. Ripa di Seravezza (Lucca), Tipografia Graficatre, p. 36
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In un secolo dalla fondazione i Romani erano riusciti a fare di Luni il più importante centro marmifero dell'impero romano per quanto riguarda la produzione di marmo bianco e grigio, di pregiata qualità, che non solo era impiegato a Roma, ma anche nelle più importanti città dell'impero.
L'escavazione nei bacini marmiferi di Torano, Miseglia e Colonnata, da parte dei Romani durò oltre tre secoli e poiché Luni dista circa dodici chilometri dalle cave, vi fu la necessità di avere ripari vicini ai luoghi di lavoro per il gran numero di addetti soprattutto schiavi divisi in categorie a seconda del lavoro che svolgevano. Probabilmente adoravano
Silvanus, dio dei boschi e dei pastori, come dimostra un'ara di marmo bianco lunense datata 2 a.C. ornata con un bassorilievo, ritrovata nella zona delle cave del Polvaccio (bacino di Torano) a memoria di un liberto di Augusto, Lucio Scribonio Diogene
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42. Bartelletti Antonio e Paribeni Emanuela (a cura di)2004. Ante et Post Lunam. Splendore e ricchezza dei marmi apuani. I - l'evo antico. Ripa di Seravezza (Lucca), Tipografia Graficatre, p. 42
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Studi sui reperti archeologici
Recenti attività di recupero dei detriti marmorei dai ravaneti hanno permesso di osservare gli strati e di ricostruire le tappe fondamentali dell'escavazione nei bacini marmiferi.
Gli studi effettuati hanno evidenziato strati più antichi della lavorazione di epoca romana costituiti da scaglie di pochi centimetri e in mezzo a queste sono stati trovati utensili in ferro come punte e cunei.
Al di sopra di questo strato vi sono detriti con scaglie di dimensione più grande dove sono stati rinvenuti blocchi, colonne e capitelli parzialmente sbozzati, riportanti iscrizioni e marchi di fabbricazione che attestano l'attività dal periodo coloniale a quello imperiale
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43. Bartelletti Antonio e Paribeni Emanuela (a cura di)2004. Ante et Post Lunam. Splendore e ricchezza dei marmi apuani. I - l'evo antico. Ripa di Seravezza (Lucca), Tipografia Graficatre, pp. 25- 27 - 28
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Alcuni di questi reperti, insieme ad iscrizioni ed epigrafi sono conservate presso il Museo Civico del Marmo di Carrara.
Tenendo conto della particolarità del territorio apuano già descritta, non vi era possibilità di trovare luoghi adatti a nuovi insediamenti e quindi si ipotizza che siano stati individuati, i vecchi Pagi dei Liguri - Apuani, i "castelli del marmo", cioè gli attuali paesi a monte di Carrara
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44. Dolci, Enrico. 1993. Paesi del marmo. Genova, Tormenta industrie grafiche, p. 13
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Nel territorio della valle del Carrione oltre ai sistemi insediativi in prossimità delle cave, probabilmente vi era un insediamento ai piedi della valle dove sorge l'attuale Carrara abitato soprattutto da impiegati ed addetti alla spedizione e all'imbarco dei marmi
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45. Repetti, Emanuele. Sopra l'Alpe Apuana e i marmi di Carrara, p. 83
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Fine dell'Impero romano e abbandono dell'escavazione
Nel IV secolo l'estrazione nei bacini marmiferi cominciò a diminuire finché si ebbe il crollo dell'escavazione con la caduta dell'impero romano avvenuta nel 476 quando il getulo Odoacre giunse a Roma, depose l'ultimo imperatore Romolo Augustolo relegandolo in Campania.
Questa data è considerata, per tradizione ed accettata largamente dagli storici, la fine dell'età antica e l'inizio del Medioevo che nasce dall'incontro tra la civiltà romana e la cultura germanica
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46. Bonifazi, Elio (a cura di). 2000. Geostoria antica e medievale Volume 2: origini e sviluppo della civiltà europea. Firenze, Editore Bulgarini, pp. 48 - 49
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Luni, come il resto delle città italiane, risentì della instabilità politica che si creò per le invasioni dei popoli germanici, l'estrazione dei marmi lunensi fu abbandonata definitivamente ed iniziò la decadenza della città.